RECENSIONE COSA NOSTRA “BOLOGNA BRUCIA” (EP 7”, 2018, ASSURD RECORDS, 4/5)

Già qualche mese fa avevamo annunciato qua l’imminente uscita del nuovo disco dei Bolognesi Cosa Nostra dei quali ci eravamo già occupati più volte in passato dispensando lodi a piene mani.
Ed ora finalmente esce il loro nuovo sette pollici su Assurd Records, contenente sette pezzi, suddivisi tra cover ed originali, ed anticipato, come ricorderete, dalla loro personalissima rivisitazione in chiave hardcore (nata da un'idea dell'amico Balzarot) dell’intramontabile “Stop al panico”, brano rap degli Isola Posse All Stars,.
Stavolta gli hardcorissimi in passamontagna che turbano i sonni dei benpensanti Bolognesi provano a scrollarsi di dosso l’etichetta di “cover band” dei Nabat (l’album “Cani Sciolti”, recensito qua, era fatto solo di brani della band di Steno), portando su vinile quello che Giangiacomo e c. già facevano (bene) on stage.
E allora oltre a tre brani propri(con “Bologna Brucia” che è ormai un classico), si segnalano le personalissime reinterpretazioni in chiave hardcore a due voci di “Mass Media” degli Indigesti (imperdibile), di “Spara Jurij” dei CCCP e di “Passione nera” dei Nerorgasmo.
In ogni caso non mera riproposizione di un suono che fu, ma una reinterpretazione che a quel suono aggiunge molto, da Slapshot a Snapcase, passando per Integrity e Ivory Cage.

Bologna brucia ancora, Rock Tha Fuck On!!!!



(Riki Signorini)

I brani

1.   Stop al panico (Isola Posse All Stars)
2.   Cosa nostra
3.   Passione nera (Nerorgasmo)
4.   Bologna Brucia
5.   Mass Media (Indigesti)
6.   Spara Jurij (CCCP)
7.   Sopra la linea

I contatti


Svetlanas, Nick Oliveri Death Electric e Dwarves Live al Freakout di Bologna (21 Febbraio 2018)

Arrivo al Freakout intorno alle 21.30, quando Olga mi ha detto che avrebbero iniziato a suonare gli Svetlanas, ed il locale è desolatamente vuoto.
Le poche persone presenti attendono in disparte sbirciando il proprio smartphone, e sono assalito dalla sensazione di imminente serata-disastro.
Poi però Olga e c. salgono on stage, e chissà da dove cominciano a radunarsi sotto il palco un bel numero di persone, catalizzate dalla presenza scenica degli Svetlanas che, capitanati da Olga, dimostrano di saper davvero tenere benissimo la scena, tanto da sembrare una band USA.
Ed è bello vedere come Nick Olivier, ex bassista di Kyuss e Queens of the Stone Age, aiuta i suoi compari Milanesi; quando al secondo brano si rompe il microfono di Olga è lui che prende quello del chitarrista e
supporta la front woman con la sua incredibile voce, e poi sale sul palco in più di una occasione per cantare con lei.
Anche se Olga ce la mette tutta il pogo non parte, ma il pubblico apprezza molto la performance della band, e partecipa comunque molto nei momenti topici, tipo “Tell Me Why”, “This Is Moskow Not LA” e “Vodka’n’Roll”.
Poco più di mezz’ora (ma che mezz’ora!) e dopo un breve break sale sul palco Nick Oliveri con i suoi Death Electric. Come direbbero gli Americani, “not my cup of coffee”, ed infatti mi defilo per fare due chiacchere con gli amici fuori, nonostante pioggia e freddo pungente. Del set segnalo sicuramente la gran cover di “Endless Vacation” dei Ramones, e soprattutto la voce DEVASTANTE di Nick che non si sa da dove riesca a tirare fuori la forza per cantare così per tre concerti consecutivi (dopo Svetlanas e Death Electric canterà anche coi Dwarves), ma spesso l’efetto Kyuss è troppo marcato per i miei gusti e non riesco a scaldarmi.
Pochi minuti di pausa e Nick veste i panni di Rex Everything e torna coi Dwarves.
Li avevo visti suonare nel 92 a San Francisco, e ricordavo uno show devastante. Visto che da allora è passato un quarto di secolo, avrei dato per scontato un naturale rilassamento, e se non fosse stato per Olga
Svetlana, che in una intervista su Ribelli A Vita di qualche tempo fa (la trovate qua) mi aveva detto che il loro live set continua ad essere fenomenale, forse non mi sarei fermato ad aspettarli e avrei ripreso la strada di casa.
Ed invece, proprio come previsto da Olga, i Dwarves continuano a spaccare, come si addice alla band più politicamente scorretta di oltreoceano. Un gran numero di pezzi punk’n’roll sciorinati ad alta velocità (ma il cantante Blag Dahlia sembra non accorgersene neppure, tanto riesce a cantare con calma
in quel marasma, ottimamente coadiuvato da Nick che presta le corde vocali anche qua), e pochissime soste tra un pezzo e l’altro. Difficile scegliere i momenti migliori del concerto, anche se senza dubbio con “Let’s fuck”, “Forget Me Not” e “Astro Boy” sono tra questi.

Insomma, una gran bella serata e tre gran bands.

(Riki Signorini)